lunedì 24 febbraio 2014

#7

Caro N.,
So che avrei dovuto aspettare una tua risposta e che questa lettera di fatto annulla quella precedente (succede così quando se ne mandano due, no?) ma non ho saputo resistere. Il numero 7 è il mio preferito e questa è la settima lettera che ci scriviamo e non volevo rimanesse in balia tua. Perdonami.
Mi è partito questo trip mentre facevo una passeggiata in campagna.
Non disdegno neanche il numero 4, anzi, mi sta molto simpatico. La quarta lettera infatti era mia, ricordi? Forse neanche ci hai fatto caso.
Però come suona bene dispari? Dis-pari. È quando pronunci quella 's' che inizi a capire quanto suoni bene. DiSpari. Quindi tranquillo, le lettere diSpari mi vanno bene, non mi creano disturbo. A te crea qualche disturbo avere quelle pari? Le lettere pAri. Quella 'a' non mi dice niente.




La mia ipocondria non mi lascia dormire. Mi hanno detto che ho dei sintomi legati ad un forte stress. Il problema è che questo mi crea un forte stress.
Mi stresso per una cosa causata dallo stress.
E se non fosse solo stress?

Mentre guidavo mi sono accorta che un camioncino mi era praticamente attaccato al culo della macchina (Tipo ho un fastidio in fondo alla gola) e d'istinto ho frenato. Assurdo. Il tizio ha iniziato a suonare il clacson (A volte mi riesce anche difficile degliture) e ha inchiodato, lasciando le tracce sull'asfalto (Ed è come se mi si paralizzasse la lingua a volte). Chissà perché l'ho fatto.
Cosa desideravo? Lo schianto? Ero anche di fretta, mi avrebbe portato solo via del tempo.
Oppure volevo arrivare in ritardo all'appuntamento?


Inizio a non capirmi più.

Parlami di te,
Aurora

lunedì 17 febbraio 2014

#6

N. caro!

Non ho più trovato il tempo per scriverti.
La routine mi uccide, la quotidianità pure. Ho poco tempo libero.
La notte sto sveglia a pensarti ma non posso accendere la luce e scriverti.
Ti penso spesso.
Ti invidio perché hai avuto il coraggio di andartene, servirebbe anche a me. Lasciare tutto e via.
Passo le notti a pensare che potrei raggiungerti. Meglio di no.


A volte mi chiedo se stai mantenendo rapporti con altri esseri umani, a parte le mie lettere.
Spero di sì, sicuro che troppo isolamento non peggiori la tua condizione?


Sono anni che vai in cerca della Verità. Perché?
Dici che abbiamo solo questa vita come occasione per vivere e la passi alla ricerca di qualcosa che non sai se ti renderà felice. O lo sai? Come fai a saperlo?


La tua condanna è l'intelligenza. Vorrei avere il potere e la capacità di levartene un po' e lasciarti vagare nel mondo, spensierato.

Fammi sapere dove ti sta conducendo la tua lotta.


Riguardati,
Aurora

martedì 11 febbraio 2014

#5

Aurora,
qui piove.

Mi sono allontanato dal riparo per poterla assaporare appieno.
E lei è rumorosa, oh sì. E' come se il mondo ti abbracciasse. Un abbraccio fresco, materno.
Che ti rende parte del.. di..

E' un bene, per te, che sia andato via. Non vi era posto per me, in nessun luogo.
Ho temuto di poterti infettare col mio male.
Mi parli di lotta, ma se ci penso non riesco ad immedesimarmi appieno nè nella vittima nè nel carnefice.
La lotta è un grido di libertà diretto a me stesso.

Viaggiare per lande sconosciute, scambiare qualcosa con le genti.
Saper fare qualcosa che possa donare felicità e gratificazione agli altri e di conseguenza, in modo giusto, a sè.
Imparando in ogni luogo e da ogni stralcio.

Il fatto che la nostra vita non abbia alcun senso non è una giustificazione. Anche ad uno sguardo poco attento risulta evidente come, in quanto misura di ogni cosa, non possa risultare priva di valore. E' necessario, poi, uno sguardo ben più vigile, cosciente e lucido, per assaporarne appieno l'essenza.
Nella sua assurdità nasconde la magia, nel suo completo tracotante mostra il suo fascino.

Lei è la nostra unica occasione per esistere.
A prescindere da cosa questo può significare nel suo perdurare, questo concetto è d'importanza totale.

Religione e Scienza non hanno mai salvato nessuno dalla Verità.
La morale, con l'etica e le superstizioni, sono irrilevanti. Lo sono fintantochè non sono considerate come una visione che mette l'Uomo davanti a delle scelte e, ancor più importante, al centro della Verità evidente:
esso non è speciale nei confronti del tutto com'è allo stesso tempo il tutto stesso.
La Natura, con le sue dinamiche, suona la sinfonia umana con lo stesso impegno con il quale soffia su di un monte, lo stesso identico impegno con il quale nella stragrande maggioranza dello spazio e del tempo essa non fa assolutamente nulla che possa essere percepito da noi medesimi.
Questa visione può risultare demotivante solo sinchè non diviene illuminante:
se siamo qui ad esistere come specie, se esistiamo relativamente ad un qualche effetto domino che si è originato chissà dove e chissà quando, dovremmo realmente preoccuparci di ciò?

O magari dovremmo semplicemente lavorare in coesione ad una sinergia d'intenti?
Sradicando le erbacce, coltivando il meglio; respirando e gridando; con violenza e pace; unione e scelta, popolo ed individuo.
Questa è la mia lotta.

Prenditi cura di te.

N.

mercoledì 29 gennaio 2014

#4

Caro N.,
oggi nevica.
Sono uscita per fare una passeggiata ed era tutto bianco. E non smetteva di nevicare.

Qui è tutto fermo, è tutto silenzioso. Tranne la neve.
Lo sai che rumore fa la neve quando cade? Fa un rumore che neanche te lo immagini, quei rumori che ti mettono i brividi. Come quando si spezza un cuore.


N., perché lotti sempre? Perché sei sempre in movimento?
Calmati. Siediti.
Guardati intorno.
Smettila di lottare sempre. (Ma poi, lotti contro chi?)
Guarda quanto c'è di bello al mondo.
Perché non riesci a vederlo?


Dove sei?
Mi fai preoccupare.

Aurora

martedì 28 gennaio 2014

#3

Forse capire è poco realistico, ma si può sempre cercare di indovinare.
Nei più deserti campi c'è la tua spiegazione.

La mano sinistra, poteri spenti, piega fiacca su delle erbacce che ballano al suo passaggio.
Le erbacce sono nere, sono morte o forse vivono di veleno? - Guarda il cielo!
Il cielo è bianco. - Dove?
La terra vive di nero, il cielo è vuoto, non porta indicazioni.
Respiro, rugiada in viso.
Cammina, non c'è meta.
Scorri tra i torrenti tumultuosi delle passioni tinti di un rosso violento.
Alcuni arbustelli si veggiono in lontananza, alle spalle, azzurri, turchesi; sono andati.
Una vallata florida racchiude frutti della terra, ricchezze.
Attento, la terra è nera.
Dov'è il sole?

Eppur tutto pare illuminato.
Mi muovo tra alcune liete oasi, creature benevole, rinfrescanti. Gioco.
Ma subito gli occhi tornano al cielo: devo conoscere.
Che frustrazione: è ancora bianco, immobile. Sembra dire: Nulla hai da conoscere.
Dov'è il sole?

Un monte, diritto davanti, sovrasta il paesaggio.
Ha pareti funeste, mortali. Inganni, scenari illusori. Creste rocciose accuminate ne scoraggiano la scalata. Innumerevoli sorgenti scarlatte ne sgorgano dagli anfratti, dalla cima serpeggiano arterie verso i più bui visceri infernali.
Già li avevo intravisti.
Chissà che vista, da lassù.
La cima perde il colore del sangue, è bianca: si confonde col cielo.
Il Monte, è certamente Amore.
Mi avvicino. È irresistibile.
Sembra illuminarsi di un rosso ancor più vivo.
Gorgoglia, palpita, sussulta.
È vivo.
Affronto la salita a costo della sofferenza, dei tagli, delle scivolate e delle bestie feroci lungo il cammino.
Cedo alle illusioni, ma rinsavisco subito. Perdo parti di me nelle trappole ma ho ancora l'inesauribile sete e guardo, ormai, solo l'apice.
Dov'è il sole?

Non appena raggiunto, l'estasi è tale da curare ogni squarcio, annullare ogni domanda: chiudo gli occhi e riesco a vedere il mondo che si staglia ai miei piedi, colmo di luce e giustizia. L'ebbrezza.
Mi lasciò cadere giù ed il buio domina ogni cosa.
Il sole... Ero io.

Capisci?

N.

#2

Caro N.,
fai sempre tutto facile. Tu. 
Mi dici di scriverti ad un indirizzo nuovo, la fai facile. Arrivi dal nulla, mia cambi la vita, sparisci. Poi torni e mi chiedi di scriverti.
Non ti ha sfiorato neanche per un secondo l'idea che potrei essermi rifatta una vita, nel frattempo?

Beh, tanto lo sappiamo tutti e due: se ti sto scrivendo è perché non mi sono mossa. Sono rimasta immobile ad attendere. Quanto tempo è passato? Non lo ricordo neanche.
Mentre stai leggendo questa lettera io sono qui, immobile e spaventata. Spaventata perché potrebbe non esserti arrivata, perché potresti avermi dato un indirizzo a caso, perché potresti non esserti mai mosso. Ne saresti capace.

Perché te ne sei andato? A fare cosa?
Non farmi stare in pensiero.
A.

lunedì 27 gennaio 2014

#1


Ogni tanto arriva quel momento.
Sarà che nel cestino del vetro non ci stanno più bottiglie, ed averne una vuota qui davanti mi provoca una spiacevole sensazione di disordine.
Sarà che la roba è finita.
Sarà che stamattina non sono riuscito ad uccidermi.
Ogni tanto arriva il momento in cui devi decidere. Scegliere.

Ho deciso di partire. 
Ho scelto di partire.

Scusami.

Potrai scrivermi all'indirizzo che ho segnato nel retro della lettera. 
Ora non credo di avere molto tempo, mi sono quasi addosso. Loro sono.. Io sono..


N.